Arrivo a Bologna per le due
circa, dopo innumerevoli ritardi dovuti a dimenticanze varie: uno si
è dimenticato il cellulare, uno i panini, un altro ha dimenticato di
svegliarsi. Ma io non li condanno, perchè una volta mi trasformai in
cane e loro mi aiutarono (e vediamo chi riconosce la citazione).
All'interno dell'Arena Parco Nord stanno già risuonando le note
dell'italian act del giorno, i What A Funk, ma dal parcheggio di
fronte si sente forte e chiaro uguale...e contando che non posso
teletrasportarmi dentro mi accontento. Tanto a me frega di più di
chi suona subito dopo, i We Are Scientists.
Ma ecco che all'ingresso
scopriamo che la tattica dei tappi nascosti in ogni dove per portare
all'interno da bere non funziona più: a parte l'acqua la sicurezza
non lascia entrare niente, e noi siamo privi di buone idee per
aggirare il divieto. A parte una: bere tutto prima di entrare.
Peccato che nel frattempo stiano iniziando i We Are Scientists, da
fuori sembra suonino pure bene e fanno tutte quelle che aspettavo
(ovvero le più conosciute): “Nobody Moves, Nobody Get Hurt”,
“The Great Escape”, “After Hours”, loro suonano ed io bevo e
somatizzo, mentre partono discorsi sull'ubriachezza molesta ai
concerti e si arriva alla conclusione che se sei stronzo e lanci
sassi ai gruppi (come ai Blink 182 sempre qua anni fa) sei stronzo
pure da sobrio. Che poi io avevo visto lanciarli pure ai Sottotono ad
un Mtv Day, ma su questo forse è meglio soprassedere.
Entriamo finalmente, in tempo
per i The Brian Jonestown Massacre. Peccato che abbia sentito poco di
loro, e quel poco non mi ha detto un cazzo. Ne approfitto per cercare
un gruppo di amici che ho scoperto poco prima essere presenti
(trovati in tempo zero, incredibile), un'altra ragazza che ho non
beccherò mai perchè, da quanto vedo da facebook, è vicina alle
transenne tanto quanto io non riuscirò a fare in tutto il giorno, e
un altro amico che scopro per caso essere lì...e manco lui lo becco.
Amen, intanto il concerto continua e arrivano i The Fratellis.
Io “Chelsea Dagger” non la
sopporto. Vorrei dire che mi ha rotto il cazzo dopo un po', ma mi ha
veramente fatto cagare fin dall'inizio. In compenso per il resto devo
dire che il concerto me lo godo, scopro che han fatto una marea di
marchette con la pubblicità e me li ascolto piacevolmente. Il sole
però picchia e io sono già scottato dal giorno prima, quindi
approfitto della mia totale ignoranza su chi sia e cosa faccia Miles
Kane per andare all'ombra a dormire. Un mio amico invece ne
approfitta per mangiarsi una salamella, avremmo pure l'affettato ma
il dileguarsi della compagnia ci ha privato del pane. Avrei anche la
maionese, ma poi la perdo chissà dove.
Miles Kane finisce, iniziano i
Manic Street Preachers con orgogliose bandiere del Galles sul palco
ed io comincio (finalmente) a fare più attenzione alla musica. I
loro anni ce li hanno sul groppone, ma sti gallesi fanno comunque un
bello spettacolo, energico, condito da singoloni famosi che arrivano
direttamente dal periodo in cui andavo ancora a scuola tipo “A
Design For Life” e una “If You Tolerate This Your Children Will
Be Next” piazzata ad arte in conclusione. Da paraculi, dice un mio
amico, ma bisogna pur concedere al pubblico qualcosa che si aspetta.
Bravi bravi, talmente bravi che compiono il miracolo di farci
ritrovare anche con tutti gli altri. E col pane.
Chiacchieriamo in attesa dei
Biffy Clyro, che A) non sapevo essere scozzesi B) non sapevo fossero
in giro da una marea di tempo, come scopro curiosando su wikipedia.
Prima che inizino scopro che un mio amico ha fermato dei tizi che
volevano lanciare sassi a Miles Kane perchè non gli piaceva, forse
lo avevano fatto anche la famosa volta dei Blink: noi invece, quando
qualcosa ci interessa solo relativamente, ci sediamo sulla collina
senza far male a nessuno. Love and peace! Love and peace!
A conti fatti mi spiace aver
visto i Biffy Clyro così da lontano, perchè scopro che sono davvero
bravi. Tanta energia, suoni belli grintosi, non conosco una nota ma
apprezzo davvero. Però in collina si sta bene, quindi aspetto la
fine del loro (pure lungo) concerto per alzarmi ed andare finalmente
davanti. Perchè ora ci sono i Pixies.
Ok, manca Kim Deal che dal 2013
della band non ne ha voluto più sapere, ma sir Francis Black e gli
altri son sempre loro. E poi la nuova bassista mi sembra una gran
figa, me ne innamoro a prima vista e scopro prima di buttar giù
queste righe che è Paz Lenchantin: c'avevo visto lungo. Di ciò che
han fatto di nuovo conosco poco, un paio di ep che mi hanno lasciato
un'impressione indecisa sulla faccia, ma tanto siam tutti lì davanti
per le canzoni storiche...e non ce le fanno mancare: “Bone
Machine”, “Debaser”, “Crackity Jones”, “Mr. Grieves”,
“Wave Of Mutilation”, “Monkey Gone To Heaven”...e alla fine
ovviamente “Where Is My Mind”. Tutti davanti a pogare per più di
un'ora, un polverone della madonna che si alza e si deposita sui
capelli ma chissenefrega, siamo tutti amici e ci abbracciamo
vicendevolmente fino alla fine. E alla fine i componenti della band
vengono pure tutti a fare l'inchino e a salutare, loro sì che ci
sanno fare. Grande impatto, gran voci sia Frank che Paz, e gran colpo
che mi sono preso un attimo fa, che sto aggiornando la scheda video e
quando lo schermo si è oscurato ho temuto di aver scritto un'ora per
un cazzo. Aspetta che salvo va.
Io volevo vedermi davanti anche
i Queens Of The Stone Age, ma essersi conciati ammerda prima di
entrare e aver sudato l'anima coi Pixies mi ha costretto ad un pit
stop a bere da un lavandino (le bottigliette d'acqua a prezzi da
giubileo ho preferito evitarle). Ahimè non riuscirò più a
rientrare nella caciara, ma qualche pogata ci è scappata pure fuori.
Intanto che aspetto l'inizio noto che tre quarti delle luci
dell'impianto si attivano solo ora, tenute per l'atto finale a tinte
rossonere: o Josh Homme è diventato milanista oppure sta ascoltando
a manetta i Kraftwerk, delle due una.
Appena arrivati sul palco i
Qotsa fan subito del loro meglio per ingraziarsi il pubblico, ma
“Millionaire” cantata da qualcuno che non sia quel pazzo di
Oliveri perde un po': forse per questo ci attaccano subito dietro “No
One Knows”, e l'entusiasmo va alle stelle.
Niente da dire sulla scelta dei
pezzi, davvero: qualcosa di nuovo, fra le riuscitissime “My God Is
The Sun”, “Smooth Sailing”, “Fairweather Friends” e la
pallosissima, almeno per me “The Vampire Of Time And Memories”, e
qualcosa (molto) di vecchio. E se pezzi come “Feel Good Hit Of The
Summer” (sempre fantastica), “Go With The Flow”, “Little
Sister” e “Sick Sick Sick” ce li si poteva anche aspettare la
sorpresona arriva con “Better Living Through Chemistry”, espansa
all'impossibile e granitica come non mai. Grazie Josh per questa
canzone. Pretendere qualcosa dal primo omonimo album sarebbe stato
troppo? Forse, infatti lo saltano a piè pari e finiscono con la
classica “A Song For The Dead”, con tanta energia ma anche tanto
casino sonoro. Perchè io il concerto l'ho apprezzato, anche se è
durato poco più di un'ora e se ne sono andati senza salutare, ma in
certi momenti non ci si capiva un cazzo: che te ne fai di tre
chitarre se ancora un po' e non le distingui?
Rimangono poi la polvere
addosso, gli occhiali senza lenti di un mio amico che ha avuto la
malaugurata idea di portarli nel pogo, il formaggio avanzato, i
bagarini in continuo movimento che fanno i saldi all'uscita, i poster
dei Qotsa a un euro con dall'altra parte gli Iron Maiden con
un'immagine sgranatissima dai pixel grossi come case, i millemila
chilometri per tornare a casa, la red bull in autogrill che fa cagare
e testimonia ancora una volta la mia tolleranza alla caffeina e,
infine, una doccia alle 4 e trenta di mattina col gatto che gratta
contro la porta del bagno. Mi vien la tentazione di non dormire
neanche prima di andare a lavorare e buttar giù subito questa
sequela di vaccate, ma due ore e trenta di sonno possono sempre
servire. Quasi a un cazzo in realtà, ma sono sopravvissuto. Vediamo
l'anno prossimo cosa ci aspetta in quel di Bologna.
P.S. Sì, è l'arena Joe
Strummer, ma io continuo a chiamarla col vecchio nome che mi vien più
comodo. Che mi ricorda quando avevo pure gli accrediti per entrare
all'Indipendent...poi si vede che han visto come scrivo, ed ora entro
pagando. Che scribacchino da strapazzo, ora guardo un fil e poi
magari m'addormo.
P.P.S. Spero non ci siano
errori, sono troppo scazzato per rileggere tutto sto popò di roba.
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