domenica 6 febbraio 2011

Eva Mon Amour Live al Circolo Officine Indipendenti

Si son tolti il cappello a cilindro. E’ rimasto il coniglio, di colpo, visibile a tutti. Si è messo a suonare con loro per tutti quelli che non credono nelle magie e in altre cose in eccesso.

Loro sono gli eva mon amour e promettono di pagarsi gli alimenti. Hanno due chitarre in braccio e una batteria alle spalle, salgono su un palco stretto stretto chè nessuno sa siano solo assi di legno coperte alla bell’e meglio ché non ci sono mai stati i mezzi per le rivoluzioni e altre stronzate simili. Questa è l’Officina, un buco fottuto di poco più che 100 mq nel deserto di Teramo, le luci sono basse, i ragazzi ubriachi emanano bagliori come volanti di polizia al contrario.

potevamo prenderci per culo
ma tu il culo l'hai nascosto sulla faccia

E le volanti ci sono davvero lì fuori chè il concerto inizia con ritardo e di tutto di più, di più di tutto. Non c’è spazio tra il pubblico e la band, si respirano addosso. Dimmi chi ti sposi, sta dicendo, Emanuele chè poi ti dico chi sei, la sua voce rude eppure calda rimbalza sulle pareti. A sentirli con l’orecchio appoggiato al disco non li faresti così rock, così noise, spesso indugiano a svisare e a picchiare forte le chitarre la cassa e la gente intorno. Come dire, in fondo, c’è sempre da improvvisare.

Mi diranno poi che il loro è un disco arrangiato perlopiù nei soundcheck alla ricerca di un suono più rude e autentico delle imbottiture di qualche sala di registrazione.

Potevamo prenderci per mano
ma tu la mano
l'hai nascosta nella tasca

Suonano come qualcosa di sentito già e sentito mai. Strappo solo un apprezzamento per Mr Tambourine Man, Mister Robert Zimmerman e nessun riferimento a gruppi che ascoltano o a cui si ispirino. Odiano le etichette, evidentemente e le domande idiote.

Io ci sento tutto il patrimonio rock italiano di qualità e, ovvio, note del cantautorato nostrano, qualche ciuffo di de andré qualche impressione di settembre. Ma è come dir nulla, è come dir che si possa ignorare Lindo Ferretti.

potevamo darci un altro appuntamento..
di quelli in cui si ritrova più sinceri..
e io magari
avrei messo su una giacca nuova..
e ti avrei detto scusa se ti ho amata
se ti ho amata solo fino a ieri.

Restano sui pezzi dell’ultimo sudore discografico, la doccia non è gratis, poi tornano indietro e viceversa finchè non arrivano al celebre Prometto e le ragazze si dimenano qualcuna scatta le sue foto per ricordarsi di se qualcun altro si è accorto che tutto il liquido che entra poi deve uscire e sta collassando da qualche parte nel locale nella propria testa. Il batterista spacca il timpano della batteria e dicono la fretta è molto meno di un istante.

Potevamo volerli ascoltare di nuovo e potremmo ancora se oggi non fosse

Il Giorno Dopo.

Che Amore per Eva.


Foto a cura di Adriana Zuccarini

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