martedì 27 agosto 2013

Kafka On The Shore @ Mavi Live, Roma, 22-08-2013


Tornando al mio hotel a Roma (se così si può chiamare la minuscola stanza col bagno in comune che ho trovato vicino a Porta Pia, mai trattarsi troppo bene) all'una di notte da un punto non ben definito della città, affidandomi solo al mio lacunoso senso dell'orientamento e conscio che mi attenderanno almeno 8 km di strada, all'improvviso incrocio nel nulla più assoluto un tizio (spero per lui) ubriaco che balla da solo sul marciapiede ascoltando col cellulare "California Love" di 2Pac e Dr. Dre, commentando ad alta voce “minchia se ne sanno questi americani”. In quel momento mi viene da chiedermi “che cazzo ci faccio qui?”, ma la motivazione me l'avevano per fortuna appena data i Kafka On The Shore.

Band milanese in trasferta al Gasometro di Roma loro, bella sequela di localini affollatissimi sul lungotevere all'ombra della struttura che gli da il nome, pseudoscribacchino all'ultimo giorno di permanenza in città che si è fatto fino alla capitale in bicicletta dal novarese io: perchè non ritrovarsi lì? Arrivo con prudentissimo anticipo alla location del Mavi Live (intanto mi leggo Fool di Christopher Moore, consiglio letterario del giorno) per gustarmi il concerto di una band che avevo mancato un mesetto e mezzo prima, ma il cui esordio Beautiful But Empty è stato per parecchio tempo (e lo è ancora) un ascolto graditissimo. Ancora di più dopo la prestazione dal vivo sfoderata dalla band.
Non vi dirò “la scaletta è iniziata con questo ed è finita con quello”, perchè ho una memoria di merda. Ricordo un'intensa “Bob Dylan”, una piratesca (come ha fatto a non venirmi in mente questo paragone in sede di recensione?) e ancor più frenetica che su disco “Bacco”, “Venus” convincente più che su album nonostante l'assenza dell'ospite Chiara Castelli dei 2Pigeons, “Airport Landscape” cantata volutamente in maniera strascicata ma efficace, “Campbell's”, la mia preferita, perfetta come intenzione e dinamica...tanti brani dal disco d'esordio, ma anche tanti pezzi non presenti lì e che, chiacchierando e complimentandomi con la band a fine concerto, scopro essere nuovi nuovi e pronti a finire sul chissà quanto imminente (spero molto) nuovo disco. Nuovi pezzi che sfoderano una vena funky molto incisiva, unita a parti strumentali abbastanza ampie da lasciare un retrogusto psichedelico che non guasta affatto, ma fa anzi viaggiare con la mente tenendo comunque il tempo col piede (io con la mano sul bancone del locale). I titoli ovviamente non me li ricordo, ma qua sotto troverete (dovreste trovare) un esempio di ciò che scrivo. E' un peccato che la dispersività della zona faccia affluire poco pubblico, ma uno zoccolo duro di gente che passa, gradisce e si ferma resta comunque, e vorrei anche vedere visto che lo show è assolutamente di alto livello: chitarra e basso che passano di mano ogni quando, tastiera infuocata (soprattutto nella meritevolissima “Lost In The Woods”), batteria precisa e galvanizzante, chiacchiere a profusione fra un pezzo e l'altro a dare punti anche in ironia e simpatia alla band. In una sola parola: figata.

Non è un caso che i Kafka On The Shore siano appena tornati da un tour in giro per l'Europa: un gruppo on un tiro simile, capace di avere già pezzi nuovi dall'appeal invidiabile dopo solo qualche mese dall'uscita del primo e validissimo disco e capace anche di mantenere una sana ironia sul palco non poteva e non doveva rimanere confinato al suolo nazionale. Ora speriamo si accorgano di loro anche ai piani alti e che i palchi del già lunghissimo tour che li vede coinvolti nella promozione di Beautiful But Empty (che continua, sappiatelo) diventano sempre più grandi e gremiti di gente: non ruberebbero niente a nessuno. E che il Pirate Mexican Porno Rock sia con voi.

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