Non ce ne vogliano i Blaudzun ma,
affamati come eravamo, durante la loro performance noi stavamo
mangiucchiando qualcosa al ristorante giapponese che si trova nelle
vicinanze.
Finita la degustazione ci spostiamo a
LE DIVAN DU MONDE, locale piccolo ma tutto sommato accogliente, anche
se il caldo sarà a tratti soffocante.
Non c'è il pienone appena entriamo e sul palco si stanno facendo i preparativi per accogliere il secondo ospite.
Helena Noguerra si presenta con un tubino blu lungo giusto quanto basta ed esegue la sua
oretta scarsa tra gli sguardi rapiti dei maschietti presenti. Senza infamia la sua performance
musicale, 100, lode e bacio accademico a quella estetica.
Si smonta di nuovo tutto e si rimonta per il momento clou della serata.
Sulla destra della batteria si nota un cavalletto con un tela bianca.
Joseph viene accolto dalle urla dei
suoi fans che nel frattempo avevano colmato il locale.
L'inizio è al fulmicotone con un versione più rock e prolungata di "The Ballad Of Boogie Christ".
Ad essa seguono, tra
le altre, "I Used To Know How To Walk On Water", "Saint Of Impossible Causes, I Am The Witness".
Il trio, composto oltre che da Joseph, da Bill Dobrow alla batteria e Rene Lopez al basso, martella alla perfezione e le canzoni dei suoi 2 recenti atti del Boogie Christ ne acquistano in vigore e spessore, intarsiate dagli assoli della chitarra di Joseph.
I momenti più belli, dolci, intensi, emozionanti sono arrivati con "Chicago" (ho visto le guance di più di qualcuno inumidirsi), "I Miss The Zoo", con Bill che scende dalla sua batteria per andare a percuotere il fusto metallico, su cui si accomoda, e Joseph che, dopo aver mandato in loop 1 paio di accordi della sua chitarra, prende il microfono con la mano sinistra mentre con la destra riempie la tela con il suo stile.
I momenti più belli, dolci, intensi, emozionanti sono arrivati con "Chicago" (ho visto le guance di più di qualcuno inumidirsi), "I Miss The Zoo", con Bill che scende dalla sua batteria per andare a percuotere il fusto metallico, su cui si accomoda, e Joseph che, dopo aver mandato in loop 1 paio di accordi della sua chitarra, prende il microfono con la mano sinistra mentre con la destra riempie la tela con il suo stile.
Ma il punto più alto della serata si è
avuto con la versione unplugged di"In The Sun", suonata sul bordo del
palco, durante la quale tutti, invitati dallo stesso Joseph , lo
abbiamo accompagnato reiterando la sua “benedizione” 'May God’s
love be with you, always'.
Impossibile spiegare cosa abbiamo
provato e descrivere l’atmosfera mistica del momento.
La scaletta prevede ancora vari brani ma il concerto termina dopo poco più di un'ora
perchè così detta il gestore, visto che la serata è una specie di
festival.
Meno male che c'è (l'annunciato)
aftershow.
Durante e a fine concerto, Joseph ci ha
invitati ad andare alla Galleria Chappe, poco distante, dove il
giorno prima aveva inaugurato 1 sua mostra di dipinti, per continuare
con la musica nell'intimità della saletta (a dir la verità noi
eravamo già stati invitati la sera prima da Alex, padrone di casa, e
da Francesca, gentile e leggiadra modella milanese trapiantata nella
Ville Lumiere).
Una volta lì, Joseph è salito su una
sedia, ha imbracciato la sua acustica e ci ha deliziato con altre
canzoni unplugged, con e senza l'accompagnamento di Bill.
Si è tornati indietro con il tempo con "Exhausted" ed arrivati al recente passato con "Gipsy Faded", anche se da incorniciare è stata la versione
acustica di You Are Free (e non solo perché richiesta a gran voce
dal sottoscritto).
May God’s Love Be With You, Joseph…Always…
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