Ne avevo letto sul giornale specializzato che acquistavo all’epoca.
Ricordo che il critico di turno ne parlava in modo a dir poco entusiasta.
L’ascolto in streaming/download era ancora una pratica lontana da venire ed allora, ciecamente fiducioso in quello che avevo letto, lo avevo acquistato a scatola chiusa.
Ricordo che arrivato a casa lo avevo inserito nel lettore e che, già dalle prime note, ne ero rimasto letteralmente ammaliato.
Un disco strano, orchestrale, sinfonico, minimale, rock, dance, operistico, con testi poetici, al limite della visionarietà, a partire dalle buche scavate da piccole talpe…
Ed appunto HOLES apriva quel disco dal titolo DESERTER’S SONGS così come è avvenuto la sera dell’11 maggio nel corso del concerto bolognese, unico in Italia, in cui i MERCURY REV hanno riproposto tutto l’album in perfetto ordine, dalla prima all’ultima “magia”.
Lo dico subito anche se si capirà nel proseguo: un concerto indimenticabile!
Jonathan Donahue è, ovviamente, l’ultimo a salire sul palco ed al suo ingresso tutto il pubblico gli tributa un’ovazione assordante.
Time
all the long red lines
that take control
of all the smokelike streams
that flow into your dreams
that big blue open sea
that can't be crossed
that can't be climbed
just born between
oh the two white lines
distant gods and faded signs
of all those blinking lites
you had to pick the one tonite...
Qualche brivido lungo la schiena già si sente, mentre le orecchie godono e gli occhi si inumidiscono…
Brevissimo stacco ed ecco di seguito le dolcissime nenie oniriche TONITE IT SHOWS ed ENDLESSLY, nelle quali si guarda la vita dall’interno di un sogno:
Into a dream, I took a turn, and promised to return
The way we were, the way we met, the way I lit your cigarette
The way it trailed, into a stream, and lay down between...
Standing in a dream
weaving thru' the crowded streets
leaving you again
endlessly
Jonathan esce di scena per dare spazio al breve strumentale I COLLECT COINS che ci introduce ad altri 2 colpi al cuore.
OPUS 40 e HUDSON LINE vengono eseguite senza soluzione di continuità, dopo che la prima sembra non terminare mai, con la sua reiterata coda strumentale.…
Tears in waves minds on fire
Nights alone by your side…
…Gonna leave the city, gonna hop a train tonite
Gotta one-way ticket and the moon is shinin' brite
Gonna leave the city, gonna catch the hudson line
'Cos you know i love the city, but i haven't got the time…
Bravi, bravi ed anche di più!
Ancora il breve intermezzo dell’altro quadretto strumentale THE HAPPY END (THE DRUNK ROOM) e ci si ritrova ad ammirare una dea, GODDESS ON A HIWAY, con Jonathan che ci ricorda che non durerà:
…and I know it ain't gonna last
And I know it ain't gonna last
When I see your eyes arive
they explode like two bugs on glass…
Ed infatti dopo la solarità dell’incipit di THE FUNNY BIRD e la successiva PICK UP IF YOU’RE THERE, si arriva al gran finale con l’andamento (quasi) dance di DELTA SUN BOTTLENECK STOMP.
…Wavin' goodbye I'm not sayin' hello…
ci avverte Jonathan.
Ed infatti il gruppo lascia il proscenio.
L’assenza, però, dura solo qualche minuto, perché, anche se il rito si è compiuto, eccoli che tornano per un viaggio, breve ma entusiasmante a dir la verità, negli altri album del gruppo.
Si inizia proprio dal successore di DESERTER'S SONGS ovvero THE SECRET MIGRATION da cui, non poteva essere differente, viene estrapolata la dolce IN A FUNNY WAY , battistrada del disco, per poi continuare con CAR WASH HAIR, brano ripreso addirittura da YERSELF IS STEAM , 1991!
Si ritorna al nuovo millennio con THE DARK IS RISING, tratta da ALL IS DREAM, con tanto di “coreografia” di Donahue che inscena l’uomo “forzuto” mentre ripete “nei miei sogni, sono sempre forte” (eccolo, il sogno che ritorna again…):
And a brand new moon is born
I always dreamed I'd love you
I never dreamed I'd lose you
In my dreams, I'm always strong
E durante il lungo finale, cade sulle ginocchia, con lo sguardo fisso davanti a sè.
Il momento più toccante e suggestivo dei bis.
Ma come a volte accade anche nella vita, si volta pagina e tutto si conclude con l’energia di SENSES ON FIRE (da SNOWFLAKE MIDNIGHT).
Ed ha ragione il frontman: anche tutti i nostri sensi sono infuocati dopo aver assistito a cotanto spettacolo.
In conclusione, nel periodo in cui vari autori/gruppi (Springsteen e Sonic Youth, ad esempio) mettono in scena le loro opere fondamentali, la riproposizione di questo capolavoro irripetibile è stata una idea vincente (va beh che c’erano pochissimi dubbi).
Una riproposizione non pedissequa magari più energica ma che ha lasciato, comunque, intatta la magia, il lirismo e le emozioni di 13 anni fa.
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