Quando alla gente dici che vai a sentire i Verdena li vedi inevitabilmente storcere il naso e assumere delle smorfie a metà strada tra il disgusto e la noia. Il trio di Bergamo non va giù a un bel pò di persone. A molti dà fastidio il grande hype che ruota loro attorno, ad altri il loro essere cresciuti "viziati" all'interno di una major nonostante fanno musica di nicchia, altri ancora rimangono sconcertati dal loro successo nonostante la mancanza di contenuti reali all'interno delle liriche e ad altri ancora fanno semplicemente cagare. De gustibus. Personalmente sono cresciuto ascoltando la musica dei Verdena. Sono stati di fatto il primo vero gruppo rock italiano al quale mi sono avvicinato all'età di 15 anni. Al di là della musica, l'importanza che ricopre una band come i Verdena, è quella di mettere d'accordo pubblici diversi, di unire il mainstream alla nicchia, di sfornare dischi diversi l'uno dall'altro e decisamente ostici da mettere in commercio per etichette abituate a lavorare con prodotti dal gusto assai diverso e nonostante questo vendere dischi e fare lunghissimi tour sold out. Su questo punto credo che nessuno possa trovarsi in disaccordo.
Fatto sta che quest'unica data estiva per Abruzzo, Marche e Molise, se la sono litigati in tanti. Ma alla fine chi la dura la vince e la Onlus dei Mò desti si è accaparrata questa data. Giunto alla terza edizione il festival abruzzese, di Guardiagrele, del Suoni Mò Desti, quest'anno porta nella provincia di Chieti, oltre alla band bergamasca, i Mariposa ed abbraccia la causa benefica dell'associazione SOLE TERRE ONLUS , alla quale verrà devoluta parte dell'incasso della serata. Causa problemi con i permessi, la location cambia e ad ospitare la serata viene concessa la zona industriale della città. Si arriva verso le otto di sera. Si perde circa mezz'ora accodati nell'intento di farsi una birra. La zona è già gremita e la fila della zona gastronomica separa a linea retta, il rettangolo della zona totalmente asfaltata. Sono passate da poco le nove quando ad aprire la serata salgono sul palco i Suricates, la band vincitrice del contest che ogni anno la Onlus tiene per decretare il gruppo che aprirà il festival. E qui siamo davanti alla prima sorpresa della serata. Avevo già sentito la musica dei Suricates nella loro demo ma la qualità davvero pessima della registrazione non rende giustizia al potenziale della giovane band di Piane D'Archi . Il loro è un post rock condito dai rumorismi umorali del loro vocalist e da altri effetti alquanto low fi e originali come quelli dei feedback di un piccolo karaoke giocattolo con microfonino annesso. La band è bella carica e non si lascia trasportare dall'emozione di aprire un concerto del genere su un palco così grande, dando il meglio di sè, sconvolgendo per la loro originalità e incuriosendo persino Alberto Ferrari che esce dal backstage per buttare un occhio alla situazione e cercare di capire da dove provengano determinati suoni del set. Una band da tenere assolutamente d'occhio quella dei Suricates. Dopo poco più di mezz'ora, il loro show finisce e su un piccolo schermo viene ricordata la finalità della serata, mostrando un piccolo documentario sui danni delle radiazioni a Chernobyl e Kiev. A pochi minuti dalle dieci di sera è la volta dei Mariposa. I sette salgono sul palco come al solito vestiti in modo stravagante, pronti a deliziarci con il loro talento e una buona dose di genuina ironia. Il pubblico intanto si è finalmente riversato sotto il palco, scuotendosi a tempo di musica grazie alla grinta e l'energia pirotecnica della band bolognese. Una ragazza alla mia sinistra chiede chi è il gruppo che si sta esibendo. Da questo capisco che la maggior parte della gente è lì dopo aver letto solo il nome "Verdena". Partendo con "Pterodattili" dall'ultimo album, i Mariposa propinano un'ottima scaletta che tocca il suo apice con "Specchio" e la conclusiva "Zia Vienna" sulla cui scia finale viene cantata la canzone/filastrocca di Sergio Endrigo "La Casa".
I Mariposa lasciano il palco ma Orvieti ci tiene a ricordare che l'uomo ha creato una grandiosa invenzione che permette di risentire lo spettacolo in comodità nel proprio salotto e che è possibile acquistare tale invenzione al banchetto della Trovarobato.
I Verdena si fanno attendere un pò di più. La folla sotto il palco, compatta come non mai, è in visibilio e non sta più nella pelle. Nell'attesa un rappresentante di Sole Terre prende il microfono sfogando brevemente il proprio disappunto per il fatto che in Ucraina molti bambini muoiono a causa della mala sanità. Il suo è un discorso forte, consapevole del fatto che alla folla nulla importi tranne che veder salire sul palco la band principale del festival. E'così che dopo qualche minuto Alberto, Luca e Roberta, assieme al turnista del Wow tour Omid, entrano in scena e aprono con le due parti di "Sorriso in Spiaggia" . L'originalità dei Verdena sta nel non riproporre mai una scaletta uguale tra una data e l'altra. Lo standard di questo nuovo tour prevede una setlist quasi interamente incentrata sull'ultimo doppio album con pochi classici dei precedenti, tra i quali questa sera spiccheranno "Starless" e "L'Ora è Buia". Come un flusso convulso, le prime fila, sono animate da un pogo da manuale. La sicurezza si erge sulle transenne durante le note di "Canos" ad ammonire la folla. Sul palco vi è una tensione tangibile tra Alberto e gli altri musicisti che culmina sulle note di "Scegli Me", quando dopo aver sbattuto in malo modo la chitarra, il frontman abbandona il palco, seguito poco dopo da Roberta. Anche nelle precedenti due date vi erano state delle "scaramucce" durante il live. Probabilmente lo stress di un tour così lungo e impegnativo, dopo una sosta durata oltre tre anni, si fa sentire. La formazione si ricompone e il maggiore dei Ferrari si scusa col pubblico a più riprese dicendo qualcosa tipo: "Scusate suono di merda stasera". Con un'aggressività e una rabbia inaudite portano avanti lo spettacolo che arriva al momento più emozionante con "Viba", testimonianza della fedeltà e della passione riversata dal pubblico sui Verdena. La botta presa dalla chitarra non è stata priva di cause e per questo Alberto si ritrova a cantare il classicone del primo omonimo album in una versione "drum'n bass" con tanto di balletto isterico e tarantolato. La folla non se ne cura e canta assieme alla band. Neanche io me ne curo, anzi, sono forti le emozioni ad animarmi in quel momento, un'onda di empatia riempie l'aria e anche Alberto sembra percepirla. "Vi ringrazio. Grazie davvero."
Con "Isacco Nucleare" e la richiestissima "Attonito", il pubblico impazzisce trasportato dalla violenza palpabile e probabilmente dovuta al nervosismo e alle tensioni interne della band, che rendono il loro show qualcosa di davvero incredibile questa sera.
L'ultima sorpresa arriva verso la fine. Dopo esser tornati per il bis, i Verdena chiudono con "Il Suicidio Del Samurai" con l'intera formazione dei Mariposa che salita sul palco arricchisce il finale noise del pezzo, in uno di quei momenti che pensi possano restare nella storia.
Quasi dimenticavo che dopo i Verdena sarebbe stata la volta del dj set dei Power Francers, band locale che sta avendo un grande successo, grazie al loro brano "Pompo nelle Casse" e al remix della sigla del programma ''Tropical Pizza'' su Radio Deejay.
In ogni caso non resto ad assistere in quanto la stanchezza e la tarda ora arrivano puntuali a far desistere la voglia che già di per sè non era tanta di assistere allo spettacolo del trio elettro dance abruzzese.
Le conclusioni sono quelle di una serata alquanto movimentata e decisamente dalle forti emozioni, sopratutto grazie alla rabbia dei Verdena che andava a bilanciare la serata dopo gli umori alcolici e stralunati di Fiori, Gabrielli, Orvieti e soci.
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