Ulisse ha faticato meno. Questo concerto è stata un'odissea.
Bregovic, suonano, non suonano, all'aperto, Carroponte, al chiuso.
Alla fine, quando tutto sembrava perduto, la risoluzione: ore 20, Spazio Mil di Sesto San Giovanni, a pochi metri dal palco del compagno Goran, che dio l'abbia in glorian. Erano davvero le 20 e pochi minuti quando i FBYC sono saliti sul palco, davanti a poche decine di persone. Come poteva essere altrimenti, di lunedì alle 20? Bando alle rime, è stato bellissimo. Quelle poche decine di persone erano lì, avevano mollato i libri, forse la passeggiata a Parco Sempione o avevano chiesto dieci minuti di permesso a lavoro per uscire prima, togliersi la cravatta e correre al Carroponte. Erano lì perché volevano esserci. L'elettricità che creano poche decine di persone che vogliono DAVVERO esserci può scatenare abbastanza energia da alimentare gli amplificatori dei FBYC, che da scazzati animali da cortile costretti in un luogo chiuso a luglio, si sono trasformati in bestie da palco per i cinquanta minuti successivi. E'stato un coro continuo, con salti, abbracci e affetto a palate, un'atmosfera difficilmente ricostruibile a parole. E'stato come essere nel salotto di casa, con i tuoi amici più cari a raccontare le stronzate della vita e a volersi bene. O è stato come andare al concerto che aspettavi da una vita: liberatorio. E'durato 50 minuti, ma sono stati 5 minuti o 5 ore, difficile a dirsi. Ci siamo voluti bene tutti, saltandoci addosso, sudando insieme. Forse questo è il punk. Di certo questa è l'atmosfera che ogni concerto dovrebbe regalare. Lunga vita ai FBYC e soprattutto al pubblico dei FBYC. Siamo stati bellissimi.
Scaletta:
Piovono pietre
Paese
Per non esser pipistrelli
Dublino
Natale
Vixi
Magone
Sasso
Fede
La domenica c'è il mercato
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