giovedì 25 ottobre 2012

Refused are fucking dead - Refused @Estragon Bologna, 7 Ottobre 2012

Foto di Luca Zamagna

Tanto se n’è parlato che alla fine sto concerto di reduci punk, che punk non son mai stati, si è prestata ad essere quello che doveva essere, un cocktail milanese tra gente di trent’anni con qualche soldo in tasca e tanti ricordi in testa.

I Refused, dall’altra parte, fanno il loro presentandosi in eleganti camicie sciancrate e girando in metal chitarre che una volta erano graffianti e velenose, ma che adesso appaiono solo pulite e disinfettate.
L’energia non manca, sia tra la band che tra il pubblico che si fomenta, si spinge poga, ma sta attento a non farsi troppo male.
Il concerto è intneso, tirato e nonostante i volumi dell’Estragon, al solito imbarazzanti, ci si diverte e si grida, i 5 modelli di Armani sul palco ci danno dentro e non si risparmiano, suonano, si sbattono, ma è di tutta evidenza sin da subito che manca la cosa più importante, la cosa che ci aveva fatto innamorare tutti, il cuore.
Mancava il cuore, mancava la spinta assassina, la rabbia vera, l’alienazione. Certo, potete benissimo dire che dovevamo saperlo, che hanno 40 anni, che non sono più punk, e che non dovevamo certo aspettarci chissà che furia, no, io non mi aspettavo niente di tutto c’ho, io c’ho quasi la loro età, mica pretendo niente, non ho più nessuna pretesa dalla musica suonata da almeno 10 anni, vorrei solo divertirmi e stare bene. Non che non mi sia divertito, ma domenica scorsa a Bologna c’era una tale sensazione di posticcio che a me, che sono un fan terminale delle reunion, ha dato quasi fastidio.
Poi, santo dio, le chitarre metal, va bene tutto, ma non potete trasformare i pezzi di “The shape of punk to come” in un muro di chitarre scintillanti che manco gli Europe, ma che cazzo è? Almeno un po’ della polvere da scantinato degli anni passati, un minimo di sporcizia a ricordare i vecchi tempi andati.
Il mio non è il solito discorso del “si stava meglio quando si stava peggio” non è la ricerca spasmodica del ricordo di una lontana adolescenza, è che proprio sono mancate le basi del concetto “concerto Rock and Roll” (punk proprio non ne parliamo, e nemmeno lo pretendevo, ma almeno del sano rock and roll e non del metal convinto, lo speravo). Ora, tutti quelli che hanno assistito con me al concerto mi sono sembrati moderatamente soddisfatti, “un concerto perfetto” e si, hanno ragione, il concerto è stato perfetto, ma è proprio questo il punto, non serviva perfezione o perizia, serviva il cuore.

Sul discorso dei 30 euro di biglietto e del “non è punk o etico” me ne strafotto perché, sinceramente, i soldi ognuno li spende come vuole, e giustamente, e loro fanno bene a farci pagare le loro camicie e i loro pantaloni skinny di Marc Jacobs. Di “etico” nelle reunion non c’è mai niente, e sicuramente quella dei Refused non fa differenza, parlare di etica punk è sostanzialmente ridicolo nel 2012, i Fugazi non suonano più dal 2001, altre considerazioni mi pare non siano necessarie.

Nota a margine sulle prediche di Lyxzén che sono state davvero risibili, quella si è una macchia indelebile sul concerto, va bene tutto, va bene suonare diverso da quanto pensavi, va bene che è tutto troppo pulito e lindo, ma non chiedermi di “rimanere affamato”, perché fa ridere, tanto, sarebbe più credibile Marco Renzi a dire certe cose, davvero.

Refused are fucking dead.

        

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