mercoledì 12 dicembre 2012

MISSION OF BURMA – @Bologna Locomotiv 09/12/2012


Foto by Stefano Vespa

Di fronte a certe manifestazioni dell'infinito che si apre e ti mostra l'ineluttabilità dello spirito c'è poco da fare, quasi nulla, sostanzialmente rassegnarsi ad arrendersi al bello.

L'esperienza di un concerto dei Mission of Burma è qualcosa che va oltre il comprensibile, una scarica continua d' elettricità che ti attraversa il corpo e ti riporta in vita, una rinascita continua.

Il Locomotiv, nonostante il freddo cane che attanaglia Bologna, presenta un numero di spettatori discreto ma bel lontano dal sold out che un evento come questo meritava, abbiamo un motivo in più per vergognarci, ma non è certo una novità.

Mentre sono fuori a fumare una sigaretta mi passano accanto Roger Miller e Bob Weston, sorridenti ed evidentemente carichi per la serata. Dopo un'attesa un po' lunga, il concerto doveva iniziare alle 22, non inizierà prima delle 23.30, i tre di Boston salgono sul palco mentre Weston si posiziona dietro il mixer a fare i suoni e far suonare i nastri, e appena Conley tocca la prima nota di basso è subito assalto sonico. Assalto sonico che non smetterà più per la successiva ora e mezza. Il pubblico risponde caldo all'esecuzione impeccabile ed energica dei Burma, senza però ricambiare del tutto l'energia trasmessa dal gruppo.

Le tappe della santificazione dei Burma tocca tutti dischi sino ad ora prodotti dai 4, dagli esordi pietra miliare e testamento dell'indie rock americano, zenith dell'evouzione pop, apripista per gran parte della scena post hardcore che nascerà ben dopo l'uscita di VS ai dischi meravigliosi usciti dopo l'insperata reunion del 2004. Fanno tutto, secret, progress, Mica, non manca nulla. Nonostante la non più tenera età dei nostri il concerto è senza pause, denso e ricco come le canzoni dei Mission Of Burma, insieme di punk, intuizioni melodiche, hardcore e ricerca sonora, antico e moderno che si fondono (a dir la verità si fusero 30 anni fa, anticipando, di fatto, tutto).

Foto by Stefano Vespa
Dopo un'ora abbondante di concerto, furia controllata e sudore fatto gelare nell'aria d'inverno, iI mission of burma escono per il consueto siparietto del bis, questa volta, però, sarà l'apoteosi del concerto, di un week end enorme, di un anno di concerti. "Academy fight song" e "That's when I reach for my revolver" si alzano come preghiere al cielo, ad un dio lontano e stanco, inni di rabbia e devastazione, capolavori assoluti, ieri, oggi e domani. Il muro sottile che divideva il gruppo dal pubblico finisce in nient'altro che macerie, mani alzate all'aria, cori, urla, finalmente empatia emotiva, la musica è redenzione.

Il concerto finisce, gente felice che ride, ci si complimenta a vicenda per aver assitito ad un evento (e finalmente con eccezione positiva) di straordinaria portata musicale, sociale ed emotiva. Ressa vera al banco del Merch. Come tanti altri gruppi i Mission Of Burma sono roba per pochi, ma quei pochi ne godono i benefici e sanno, da ieri, il significato di estasi.

Concerto dell'anno.


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