giovedì 5 giugno 2014

Rock In Idro, alcool, musica e polvere per festeggiare il 2 giugno


Arrivo a Bologna per le due circa, dopo innumerevoli ritardi dovuti a dimenticanze varie: uno si è dimenticato il cellulare, uno i panini, un altro ha dimenticato di svegliarsi. Ma io non li condanno, perchè una volta mi trasformai in cane e loro mi aiutarono (e vediamo chi riconosce la citazione). All'interno dell'Arena Parco Nord stanno già risuonando le note dell'italian act del giorno, i What A Funk, ma dal parcheggio di fronte si sente forte e chiaro uguale...e contando che non posso teletrasportarmi dentro mi accontento. Tanto a me frega di più di chi suona subito dopo, i We Are Scientists.
Ma ecco che all'ingresso scopriamo che la tattica dei tappi nascosti in ogni dove per portare all'interno da bere non funziona più: a parte l'acqua la sicurezza non lascia entrare niente, e noi siamo privi di buone idee per aggirare il divieto. A parte una: bere tutto prima di entrare. Peccato che nel frattempo stiano iniziando i We Are Scientists, da fuori sembra suonino pure bene e fanno tutte quelle che aspettavo (ovvero le più conosciute): “Nobody Moves, Nobody Get Hurt”, “The Great Escape”, “After Hours”, loro suonano ed io bevo e somatizzo, mentre partono discorsi sull'ubriachezza molesta ai concerti e si arriva alla conclusione che se sei stronzo e lanci sassi ai gruppi (come ai Blink 182 sempre qua anni fa) sei stronzo pure da sobrio. Che poi io avevo visto lanciarli pure ai Sottotono ad un Mtv Day, ma su questo forse è meglio soprassedere.
Entriamo finalmente, in tempo per i The Brian Jonestown Massacre. Peccato che abbia sentito poco di loro, e quel poco non mi ha detto un cazzo. Ne approfitto per cercare un gruppo di amici che ho scoperto poco prima essere presenti (trovati in tempo zero, incredibile), un'altra ragazza che ho non beccherò mai perchè, da quanto vedo da facebook, è vicina alle transenne tanto quanto io non riuscirò a fare in tutto il giorno, e un altro amico che scopro per caso essere lì...e manco lui lo becco. Amen, intanto il concerto continua e arrivano i The Fratellis.
Io “Chelsea Dagger” non la sopporto. Vorrei dire che mi ha rotto il cazzo dopo un po', ma mi ha veramente fatto cagare fin dall'inizio. In compenso per il resto devo dire che il concerto me lo godo, scopro che han fatto una marea di marchette con la pubblicità e me li ascolto piacevolmente. Il sole però picchia e io sono già scottato dal giorno prima, quindi approfitto della mia totale ignoranza su chi sia e cosa faccia Miles Kane per andare all'ombra a dormire. Un mio amico invece ne approfitta per mangiarsi una salamella, avremmo pure l'affettato ma il dileguarsi della compagnia ci ha privato del pane. Avrei anche la maionese, ma poi la perdo chissà dove.
Miles Kane finisce, iniziano i Manic Street Preachers con orgogliose bandiere del Galles sul palco ed io comincio (finalmente) a fare più attenzione alla musica. I loro anni ce li hanno sul groppone, ma sti gallesi fanno comunque un bello spettacolo, energico, condito da singoloni famosi che arrivano direttamente dal periodo in cui andavo ancora a scuola tipo “A Design For Life” e una “If You Tolerate This Your Children Will Be Next” piazzata ad arte in conclusione. Da paraculi, dice un mio amico, ma bisogna pur concedere al pubblico qualcosa che si aspetta. Bravi bravi, talmente bravi che compiono il miracolo di farci ritrovare anche con tutti gli altri. E col pane.
Chiacchieriamo in attesa dei Biffy Clyro, che A) non sapevo essere scozzesi B) non sapevo fossero in giro da una marea di tempo, come scopro curiosando su wikipedia. Prima che inizino scopro che un mio amico ha fermato dei tizi che volevano lanciare sassi a Miles Kane perchè non gli piaceva, forse lo avevano fatto anche la famosa volta dei Blink: noi invece, quando qualcosa ci interessa solo relativamente, ci sediamo sulla collina senza far male a nessuno. Love and peace! Love and peace!
A conti fatti mi spiace aver visto i Biffy Clyro così da lontano, perchè scopro che sono davvero bravi. Tanta energia, suoni belli grintosi, non conosco una nota ma apprezzo davvero. Però in collina si sta bene, quindi aspetto la fine del loro (pure lungo) concerto per alzarmi ed andare finalmente davanti. Perchè ora ci sono i Pixies.
Ok, manca Kim Deal che dal 2013 della band non ne ha voluto più sapere, ma sir Francis Black e gli altri son sempre loro. E poi la nuova bassista mi sembra una gran figa, me ne innamoro a prima vista e scopro prima di buttar giù queste righe che è Paz Lenchantin: c'avevo visto lungo. Di ciò che han fatto di nuovo conosco poco, un paio di ep che mi hanno lasciato un'impressione indecisa sulla faccia, ma tanto siam tutti lì davanti per le canzoni storiche...e non ce le fanno mancare: “Bone Machine”, “Debaser”, “Crackity Jones”, “Mr. Grieves”, “Wave Of Mutilation”, “Monkey Gone To Heaven”...e alla fine ovviamente “Where Is My Mind”. Tutti davanti a pogare per più di un'ora, un polverone della madonna che si alza e si deposita sui capelli ma chissenefrega, siamo tutti amici e ci abbracciamo vicendevolmente fino alla fine. E alla fine i componenti della band vengono pure tutti a fare l'inchino e a salutare, loro sì che ci sanno fare. Grande impatto, gran voci sia Frank che Paz, e gran colpo che mi sono preso un attimo fa, che sto aggiornando la scheda video e quando lo schermo si è oscurato ho temuto di aver scritto un'ora per un cazzo. Aspetta che salvo va.
Io volevo vedermi davanti anche i Queens Of The Stone Age, ma essersi conciati ammerda prima di entrare e aver sudato l'anima coi Pixies mi ha costretto ad un pit stop a bere da un lavandino (le bottigliette d'acqua a prezzi da giubileo ho preferito evitarle). Ahimè non riuscirò più a rientrare nella caciara, ma qualche pogata ci è scappata pure fuori. Intanto che aspetto l'inizio noto che tre quarti delle luci dell'impianto si attivano solo ora, tenute per l'atto finale a tinte rossonere: o Josh Homme è diventato milanista oppure sta ascoltando a manetta i Kraftwerk, delle due una.
Appena arrivati sul palco i Qotsa fan subito del loro meglio per ingraziarsi il pubblico, ma “Millionaire” cantata da qualcuno che non sia quel pazzo di Oliveri perde un po': forse per questo ci attaccano subito dietro “No One Knows”, e l'entusiasmo va alle stelle.
Niente da dire sulla scelta dei pezzi, davvero: qualcosa di nuovo, fra le riuscitissime “My God Is The Sun”, “Smooth Sailing”, “Fairweather Friends” e la pallosissima, almeno per me “The Vampire Of Time And Memories”, e qualcosa (molto) di vecchio. E se pezzi come “Feel Good Hit Of The Summer” (sempre fantastica), “Go With The Flow”, “Little Sister” e “Sick Sick Sick” ce li si poteva anche aspettare la sorpresona arriva con “Better Living Through Chemistry”, espansa all'impossibile e granitica come non mai. Grazie Josh per questa canzone. Pretendere qualcosa dal primo omonimo album sarebbe stato troppo? Forse, infatti lo saltano a piè pari e finiscono con la classica “A Song For The Dead”, con tanta energia ma anche tanto casino sonoro. Perchè io il concerto l'ho apprezzato, anche se è durato poco più di un'ora e se ne sono andati senza salutare, ma in certi momenti non ci si capiva un cazzo: che te ne fai di tre chitarre se ancora un po' e non le distingui?
Rimangono poi la polvere addosso, gli occhiali senza lenti di un mio amico che ha avuto la malaugurata idea di portarli nel pogo, il formaggio avanzato, i bagarini in continuo movimento che fanno i saldi all'uscita, i poster dei Qotsa a un euro con dall'altra parte gli Iron Maiden con un'immagine sgranatissima dai pixel grossi come case, i millemila chilometri per tornare a casa, la red bull in autogrill che fa cagare e testimonia ancora una volta la mia tolleranza alla caffeina e, infine, una doccia alle 4 e trenta di mattina col gatto che gratta contro la porta del bagno. Mi vien la tentazione di non dormire neanche prima di andare a lavorare e buttar giù subito questa sequela di vaccate, ma due ore e trenta di sonno possono sempre servire. Quasi a un cazzo in realtà, ma sono sopravvissuto. Vediamo l'anno prossimo cosa ci aspetta in quel di Bologna.
P.S. Sì, è l'arena Joe Strummer, ma io continuo a chiamarla col vecchio nome che mi vien più comodo. Che mi ricorda quando avevo pure gli accrediti per entrare all'Indipendent...poi si vede che han visto come scrivo, ed ora entro pagando. Che scribacchino da strapazzo, ora guardo un fil e poi magari m'addormo.


P.P.S. Spero non ci siano errori, sono troppo scazzato per rileggere tutto sto popò di roba.

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